Qualcosa si è rotto in me
Qualcosa si è rotto in me, che non sta più andando come deve; come un ingranaggio che sta per essere sopraffatto dall’usura, dal tempo e dagli eventi.
Un mobile con una piccola crepa che pian piano si va ad espandersi, fino a cedere del tutto e creare un danno vero e proprio.
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Quel vetro sbeccato che guardi ogni mattina, dove l’occhio non sa fare finta e la mente ti ci riporta puntualmente. Quel qualcosa che non sai spiegare ma sai che è avvenuto perché per quanto possiamo essere immuni, alla fine di qualcosa ci si avvela e l’antidoto non è così immediato da trovare, da scoprire.
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Qualcosa si è rotto in me, nella mia vita, nel mio modo di affrontare gli eventi -piccoli e banali che siano, di rapportarmi con le persone, di accettare le storture che possono capitare perché le rette parallele alla fine l’infinito non lo vedranno mai.
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Ed io ci provo, ci ho provato ogni volta a rialzarmi, ad andare avanti a non arrendermi e sprofondare nonostante mi stanno venendo tolte le cose più care, le certezze più salde, le speranze su cui avevo fatto affidamento, il mio essere me di cui tanto mi vanto.
Ci provo perché arrendermi non mi è mai piaciuto e lamentarmi sono solo i posti di blocco su cui aspetto lo sparo per poi lanciarmi e partire. Eppure lo so, so che il tempo non mi sta dando tregua, come quell’insegnante delle ripetizioni che mette libri su libri sulle tue braccia per darti la consapelovezza del peso delle materie che dovrai studiare.
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Non ci posso fare niente ma nonostante questo io lotto, ci provo, l’ho detto lo so ma se non me lo ripeto io alla fine crollo e resto a terra a guardare il cielo dal basso.
Perché se tu ti sei sempre dato, ti sei speso per quello in cui hai ogni volta creduto, arrivi svuotato e per riempire nuovamente il serbatoio ci vuole sempre più tempo e non è detto che le guarnizioni tengano perché il tempo è usuraio e non aspetta: arriva senza avvertire e prende tutto quello che vuole.
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Raccolgo i pezzi di quello che si è rotto ma come spesso accade, non è detto che nel momento della rottura tutti i pezzi tornino al proprio posto, c’è sempre un piccolo frammento che si perde e si crea quel vuoto che evidenzia la rottura.
Li rimetto assieme anche se qualcosa manca, anche se la forma torna quella di prima rimane una fragilità che non si vede ma che sarà evidente quando ci sarà la prossima frattura.
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Perché ogni cosa assume un peso sempre più difficile da sostenere: luogi, persone, ricordi, frasi, abitudini e perfino le fantasie, i sogni.
Sarebbe da cambiare aria, andare in posti nuovi, non conosciuti; cambiare ogni cosa: luogi, persone, ricordi, frasi, abitudini e perfino le fantasie, i sogni. Sarebbe da fare tutto questo, senza renderne conto, mettendo davanti il coraggio alla razionalità.
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Sarebbe da strapparsi vestiti e pelle per cambiare addirittura muta, per gettare e gettarsi via del tutto e ricominciare. Dove alla fine servirebbe solo un abbraccio che ci possa tranquillizzare, quel grembo caldo dall’odore familiare che è capace di farci addormentare e su cui ti puoi lasciare andare e sfogare.
Quello che per tutti noi è casa.
