Il peso di un nome in rubrica
Il peso di un nome in rubrica, di quelli che vedi quando scorri distratto le chat o che magari vai volutamente a cercare perchè la malinconia ti ha abbracciato forte e guidato la mano.
Dove l’associazione nome+foto non passa inosservata e getta un colpo addosso che avresti preferito evitare. 
Dove per fortuna una chat dice tanto ma non dice tutto perché il resto è un vissuto che ormai è inciso nell’animo.
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E’ strano poi come certe cose da indifferenti passano e mutano ad interessi per poi nuovamente ritornare in quello stato di stallo dove l’indifferenza galoppa con un trottorellare di emozioni che ricordano le navigazioni nel mare mosso.
Il peso di un nome in rubrica è un macigno che non sempre è difficile da spostare, che spesso poggia sullo stomaco ma che nei momenti meno opportuni va a scagliarsi in testa.
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Non c’è sangue, non c’è ferita visibile solo tanto dolore, tanta sofferenza e confusione perché la lotta tra il volersi bene ed il volere amare è un conflitto talmente antico che nemmeno i grandi scrittori e filosofi sono ancora riusciti a risolvere.
E come in ogni contesa è idilliaco pensare che al termine di essa o anche nel suo incedere, non ci sia traccia di qualche ferito, se non qualcosa di più.
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E’ una sorta di veleno, di tossina, di droga che sai che ti fa male ma comunque non riesci a smettere di prendere. Non è logico, non c’è nulla di tutto questo e come potrebbe d’altronde, se così fosse non staremmo a scrivere e cantare di struggenti attimi che ci hanno fatto salire metri e metri in alto per poi regalarci la paura di non voler tentare di provare a volare.
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Sta lì, come un martello che batte sulla tempia, quella vocina fastidiosa che ti ronza attorno scalciando via la povera coscienza che prima che risale, il danno è bello che fatto.
E tu devi violentarti per non crollare, per non decere dal mordere quella mela che è più di un peccato ma al tempo stesso invitante e ammaliante come il canto delle sirene.
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Quel nome in rubrica sei tu, siamo noi, sono tutti. 
Quel nome in rubrica sono io perché maledetto mi appartiene come il cuore che non so gettare anche se tenerlo fa ancora male.

