Un anno fa, l’ultimo messaggio su Whatsapp

Un anno fa, l’ultimo messaggio che mi scrivesti su Whatsapp.
Un anno fa, l’ultima volta che vidi la tua notifica sul telefono.
Un anno fa e tutto sembra che si sia fermato là.

[…]

Ogni tanto riapro la nostra chat, per vedere tutto quello che ci siamo scritti, che abbiamo condiviso e per cercare un pò del calore e della presenza che ad oggi manca tantissimo: un buco, una voragine che davvero non sono in grado di colmare.
Ricordo benissimo: era sera inoltrata e vidi la tua notifica di videochiamata -sicuramente un errore; la vidi e aspettai un pò, per capire se fosse davvero uno dei tuoi soliti sbagli –perché con la tecnologia c’hai sempre un pò litigato– o se invece sarei dovuto scattare per venire a soccorrerti ed a sostenerti come purtroppo accadeva spesso da qualche anno a quella parte, in una sorta di maledetta routine.
Non arrivò nulla e subito mi preoccupai e ti scrissi per accertarmene, per non pentirmene, per non rimanere sempre quello indietro perché io ero quello “lontano” dal resto della famiglia; per non lasciare nulla al caso. Un breve scambio che allora e ancora oggi guardo con la stessa incertezza di chi avrebbe potuto fare di più, di chi si domanda se davvero non fosse nulla ed invece, dietro, nascondeva una richiesta mai accolta:

“Ti sei sbagliato?”
“Si”
“Ok”

[…]

Tutto questo alle 22, un numero che da sempre mi ha accompagnato e distinto; un cazzo di numero che ormai ricorre sempre di più e non si sta più legando a nulla di positivo, di piacevole.
Rimasi a guardare il cellulare, domandomi che cosa mi avresti detto se ti avessi riposto e non avessi esistato; se insistendo tu ti fossi aperto, diventando così, parte dei tuoi pensieri. Non lo saprò mai e questi dubbi mi accompagneranno per molto tempo ancora perché sò come sono fatto e sò che nella mia testa questi pensieri vagheranno sparsi, senza andarsene via.

[…]

Scrollo la chat e rileggo tutti i nostri scambi: un padre che ricorda al figlio scordarello i suoi impegni ed un figlio che…fa il figlio. Quanto è brutta la tecnologia, così asettica, priva di emozioni, di toni e di calore. Tutte cose scritte senza una profondità e nemmeno delle faccine per dare espressione ai concetti; perché con la tecnologia c’hai sempre un pò litigato ed io -perchè sapevo com’eri e perché ti volevo bene- che ti rispondevo nel più semplice dei modi per non crearti complicazioni in queste “diavolerie“.

[…]

Tutto finisce lì, con un’affermazione striminzita nella sera di un post cena e poi nulla. Questo è ciò che racconta la parte virtuale mentre la parte reale della vita è andata avanti anche se per te non troppo, visto che 4 giorni dopo hai deciso che era il momento di riposarti –a mio avviso troppo presto. Il giorno dopo quello scambio era un giorno a cui tu tenevi tanto perché per te valeva doppio: il tuo onomastico e la Festa del Papà. Ci tenevi così tanto, molto più del compleanno e ci tenevi anche che ti venissero fatti gli auguri e che ci fossimo tutti per pranzare insieme con te che compravi i bignè, sia fritti che al forno così da accontentare tutti noi.

[…]

Sto andando a braccio perché domani non so che giorno sarà, so solo che sarà doppiamente pesante perché non ho più un padre da festeggiare e, a mia volta, non lo sono. Un anno fa avveniva tutto e seppure le cose sono in qualche modo andate avanti, a me sembra di continuare a vivere quei momenti, in ripetizione e successione; li sogni, li ripenso, ci sprofondo e nulla è più facile, nemmeno chiudere la giornata per andare a dormire. So che la sto prendendo male e che sicuramente mi sapresti rimettere in riga con poche parole come riuscivi spesso a fare ma purtroppo questo non avverrà più e devo imparare a svegliarmi da solo, a scrollarmi di dosso questo peso in eccesso come fa un cane che -appena uscito dal mare- si scrolla per togliersi l’acqua in eccesso dal pelo.

[…]

Un anno fa, l’ultimo messaggio su Whatsapp e non sai oggi quanto vorrei scrivertene di nuovi ma so che moriranno così, lì, da soli come purtroppo sei morto tu in quell’area asettica dell’ospedale dove io ti ho solo immaginato, senza aver avuto la possibilità di vederti e sentirti ancora un’ultima volta. Mi manchi.