Uno dei tanti spettatori

Uno dei tanti spettatori, ecco come mi vedo, ecco cosa sono.
Di quelli non paganti, ovviamente, anche perché non ricordo il prezzo di un biglietto che non ho mai chiesto. Forse qualcuno lo ha fatto per me ma se sono qui è perché mi ci ritrovo e perché alla fine questo spettacolo un pò mi ha preso.

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Uno dei tanti spettatori che, tra un applauso e qualche reazione spontanea, subisce il fascino dello show, catturato dalle attitudine dei commedianti.
Ma poi chissà chi è davvero spettattore e chi commedianti, magari è solo una questione di prospettive, di percezioni dove io vedo gli altri in un ruolo che gli stessi poi rivedono su di me.

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Spesso, di continuo e ancora oggi ho dubbi e domande a riguardo; davanti ad uno specchio mentre vedo il mio viso che muta, subendo l’influsso del tempo oppure in quei momenti di silenzio in cui c’è pausa tra un atto e l’altro e ci si può alzare, allontanare e concedersi un break dove il prossimo non sta più con gli occhi ed i riflettori puntati su di te.

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C’è un copione?
Stiamo andando a braccio?
C’è qualcuno che pilota il nostro improvvisare, indirizzando le battute successive?
Cosa succederà quando il sipario verrà calato e le luci si spegneranno?
Quanto ne sanno gli altri rispetto a te?
Sono complici o alla tua stessa stregua?
Se me ne andassi di colpo dal palco, qualcuno mi fermerebbe?

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Ogni tanto, su quegli spalti, capita che si scambi una parola con chi ti è vicino, condividendo impressioni e pensieri; talvolta trovando affinità ed altre, nette contrapposizioni.
Succede anche che alcuni di quei posti che hai visto sempre occupati dalle stesse persone, sia vuoti. Che siano per poche ore, giorni o che poi diventi una costante, quei posti non verranno mai presi da un altro ed il loro vuoto permarrà per tutto il proseguo dello spettacolo.

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Inevitabile, per chi si mette in dubbio costantemente, domandarsi che fine hanno fatto, se magari si sono stufati ed hanno lasciato in anticipo per andare a fare altro, in un posto migliore di questo.

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Dov’è adesso mio padre?
Se mi sposto anch’io lo rivedrò?
Che fine hanno fatto i miei amori?
E quella ragazzo che incrociai per caso tempo fa?
Qualcuno di loro tornerà per prendersi il suo posto?
Ah, cavolo! Si sono dimenticati un loro affetto, che faccio glielo riporto io?

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E poi c’è l’altro rovescio, quello in cui da spettattore, io stesso divento un commediante per gli altri che mi sono attorno, seguendo un copione che cerco di portare avanti pur non sapendo nulla di recitazione, atti e battute.
Un gioco di vortici e scambi che accendono in me una multitudine di necessità ed emozioni che poi il tempo ha smussato come il vento e l’acqua fanno con le rocce.

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Sto andando bene?
Starò piacendo a qualcuno?
Perché preferisco guardare da quella parte, non sono interessante?
Questo sono, non posso snaturarmi per essere accettato
Ah, vedi? Alla fine a qualcuno vado a genio per quello che sono
Andiamo avanti così, piacere a tutti è impossibile e chi ti capisce, prima o poi si volterà da questa parte

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Il film “The Truman Show” ha dato una definizione, una concretezza a dubbi ed incertezze che mi pongo fin da piccolo, facendomi riflettere che forse c’è qualcun altro che si è posto le mie stesse domande ed ha fatto diventare i crucci un qualcosa in cui tutti noi altri possiamo riconoscerci.
Eppure tutto questo non mi basta, non mi soddisfa ancora e continua a farmi pormi domande che forse non avranno mai risposta e, anch’io, un giorno mi alzerò dal mio posto, stanco di tutto questo e saluterò i miei vicini appropinquandomi ad andare a tirare giù il mio di sipario.

uno dei tanti spettatori