L’esigenza di tornare a scrivere

L’esigenza di tornare a scrivere è un sentimento che esula da tutti quelli che siamo abituati a conoscere. Non risponde alle classiche domande esistenziali “Chi siamo?” “Dove siamo?” “Perché siamo vivi?”. E’ un qualcosa che nasce dal nostro più profondo inconscio e si nutre di tutte le altre cose che influenzano le nostre giornate, che siano ore, minuti o anche semplici secondi.

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L’esigenza di tornare a scrivere non la puoi gestire né lasciare lì in silenzio perché finisce per aggrapparsi a te, come un’ombra il cui peso si fa sentire, spingendoti -a volte anche costringendoti- a darle retta, fermarti e lasciarle libero sfogo.

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Non importa di cosa tu voglia alleggerirti dentro, non ha importanza la forma attraverso la quale tu scegli di liberarti di quei pensieri che da dentro ti attanagliano, la cosa fondamentale è che tu ad un certo punto lo fai e basta. Prendi carta e penna, oppure ti avvicini la tastiera ed inizi a digitare -i più evoluti si permetteranno di dettare vocali, quasi stessero facendo una conversazione tra loro stessi e la loro stessa esigenza.

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Non c’è un filo conduttore, una meta da raggiungere, non si deve necessariamente trovare un significato nascosto o qualcosa che dia spiegazione a ciò che porterà qualcuno a leggere quelle righe messe lì, come si deposita un qualunque oggetto a noi caro, in bella vista.

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Non esiste gratificazione, quando si andrà a rileggere il tutto, anzi, il più delle volte i nostri pensieri non ci piaceranno per niente e saremo tentati di cancellare via tutto, perché magari pensiamo che gli altri non siano pronti a poterci leggere così tanto dentro -quando in realtà, quelli a non essere pronti siamo solamente noi.

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Solo nel momento in cui inizi ad accorgerti che quel peso che prima ti obbligava ad ascoltarlo, pian piano sta scomparendo, è in quel momento che puoi fermarmi. Perché, chi scrive lo sa, quando inizi non sai se ci sarà una fine; come lo scorrere di fiume sembra infinito, tale per cui ti convinci che da qui all’eternità rimarrà lì nel suo costante incedere, anche l’ondata della voglia di scrivere non ha coscienza di una propria fine.

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Ti fermi, dopo l’iniziale apnea in cui hai dovuto buttare fuori il più possibile. Per la prima volta metti a fuoco le lettere da te stesso create. Le guardi. Respiri. Sei libero. Così può andare, per oggi hai saziato la belva.

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