Il cuore è uno strumento particolare

Il cuore è uno strumento particolare, non puoi starlo lì a forzare; a dirgli quando deve funzionare e soprattutto, come. Il cuore è uno strumento che per quanto complesso e delicato, può essere paragonato ad un orologio; uno di quelli che vengono assemblati pezzo per pezzo dai mastri orologiai, figure che hanno un sapore antico, di conoscenza, di artigianato vero, di passione, di costanza, di impegno, di dedizione.
Strumenti che vengono trattati con delicatezza e fermezza, dove ogni movenza, ogni azione è preceduta da conoscenza e attenzione. I maestri orologiai conoscono a memoria ogni componente di un orologio e sanno scomporlo e ricomporlo fino alla più piccola parte, quasi fosse una sorta di rituale il farlo.

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Il cuore è un orologio, che batte, ticchetta, gira e respira. Non lo puoi forzare, non puoi stargli lì a dire “ok, è ora che batti più forte e più velocemente perché è adesso che io ho deciso che il mio cuore deve battere all’impazzata”; no, mi dispiace ma purtroppo non funziona così, come non funziona al contrario: quando noi ci sforziamo di non farcelo uscire dalla gola, con quel groppo che rimane lì, incastrato. Cuore e orologio non vanno semplicemente a comando, bisogna curarli, prendersene cura, ascoltarli, manutenerli e accettarli per quello che possono fare.

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Non ci sono favole che accadono per semplice desiderio, come non ci sono storie che necessariamente terminano con un lieto fine, solo perché così sarebbe meglio per noi. E’ utopica una vita che accade perché lo vogliamo, così come non siamo noi che decidiamo che certi eventi ci travolgano proprio quando meno lo vogliamo o pensiamo di non esserne pronti. La vita avviene, indipendentemente che noi ne siamo concordi; c’è, arriva, la prendi come puoi e poi passa perché la vita è anche tempo ed il suo scorrere non lo fermi a meno che qualche ingranaggio non si inceppi e lì, se non sai dove mettere le mani, se non sai come poter fare, se sei stato assente, sordo, indifferente; se hai lasciato passare, se hai fatto finta di non vedere, se hai procrastinato con ingenuità, poi il conto ti viene comunque presentato.

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Il cuore non ascolta solo i silenzi ed i fracassi; il cuore percepisce anche quello che gli occhi imparano a leggere dal tempo e dall’esperienza. Cuore e mente comunicano, si scambiano messaggi, qualcuno potrebbe anche supporre che chattino, di quelle chat al fulmicotone, dove sono più tuoni e fulmini che fiori ed arcobaleni, che nemmeno nella più cruenta riunione di condominio a cui voi avete partecipato.
Il cuore però non è sciocco, anche se lascia passare -avallato talvolta dalla mente; il cuore ti sorride dolcemente mentre ascolta la menzogna di un cuore che non si è accettato, che ha ancora paura di fermarsi e ascoltare il vuoto della solitudine, del suono del rimbombo di una stanza vuota che ha troppo spazio prima che esso possa trovare un’ostacolo vicino e rimbalzare per cercare di propagarsi.

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Talvolta è la mente che abbraccia il cuore, sconfortato, perché lui è l’ultimo a crederci sempre fino in fondo ma può anche accadere che sia per primo il cuore stesso, a rivolgere lo sguardo alla mente e dirgli “Avevi ragione e non ho vergogna ad ammetterlo”. Il problema non è di chi non far battere il cuore a comando ogni volta che gli si apre una porta dove dietro si cela una luce di festa e allegria; il problema è di chi lo fa tambureggiare costantemente, in modo quasi incessante, fino a farlo stancare perché poi arriverà quel momento in cui dovrà battere e sarà troppo stanco, troppo sfiancato per dare quel giusto impatto che ci si aspetta, trascinandosi solo malinconia e amarezza.

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Il cuore è uno strumento particolare, non è un giocattolo che si può chiedere al primo incontro, come fanno i bambini appena si conoscono; il cuore ha bisogno di tempo, lo stesso tempo che un maestro orologiaio impiega per assemblarlo e consegnarlo al cliente in tutto il suo stupore, perché quello è un pezzo unico di artigianato che ognuno di noi dovrebbe saper come deve essere trattato.

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