La paura di saltare

La paura di saltare, di gettarsi è un qualcosa che possiamo riportare in molteplici occasioni. E’ una metafora applicabile agli eventi che incontriamo nella nostra vita o semplice raffigurazione di un atto fisico. Indifferente è da cosa questo gesto derivi, perché la paura sarà sempre la stessa: di andare oltre, di buttarsi a capofitto, di sentire il vuoto sotto di sé e non poterlo controllare e gestire.

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La paura di saltare ce la ritroviamo in tutti quei momenti dove inizia la lotta con quello che siamo, quello che vorremmo e quello che in realtà andrebbe fatto. E’ il “vaffanculo, chissene frega!” che sogniamo di attuare; quel senso di libertà e spregiudicatezza che ti fa sentire padrone delle proprie azioni, fottendosene delle conseguenze.
Allo stesso modo è la chimera che pochi osano afferrare perché troppo radicati, appunto, nell’insicurezze che sono accolte dall’abbraccio della paura.

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Non riesco a biasimare chi, fermo sul dirupo guarda verso giù e -preso dalle vertigini- fa un passo indietro e desiste, mettendosi su di un lato ad osservare gli altri saltare. Non li biasimo perché io stesso ho fatto così in alcuni frangenti anche se in altri ero io quello che veniva guardato mentre spiccava il volo dovuto ad un salto, senza sapere se esso finisse in un atterraggio da 10/10 oppure in uno tremendamente rovinoso da rimanere negli almanacchi dei fallimenti.

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Con il tempo ed il bagaglio delle esperienze passate è sempre più difficile riuscire a fare quel salto. E’ un pò come la storia di conoscere il fuoco da bambini: la prima volta avvicini la mano per toccarlo perché affascinato dalle sue sfumature magnetiche; la seconda volta hai il ricordo del dolore e cerchi di dosare la distanza ma ti avvicini lo stesso; la terza impari che se non è strettamente necessario, il fuoco può essere anche solo guardato e non per forza toccato.

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Poi prendi tutto quanto e -nonostante le conoscenze, le esperienze e le conseguenze supposte (termine non a caso)- decidi di saltare lo stesso perché sei consapevole solo della tua conoscenza ma hai anche acquisito che la vita, a volte, ti regala delle sorprese da cui ottenere risultati inaspettati.

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Si salta per andare fuori dagli schemi, per sentirsi vivi o per rinascere; si salta perché mettersi in discussione -nonostante il tempo già vissuto- è come cacciar via il fumo con una mano: dissipa i “se”, i “ma”, i “però” e cancella le recriminazioni.
Si salta per non doversi guardare indietro; si salta per poter essere fieri, guardandosi allo specchio e si salta perché lottare con le proprie paure anche se non le si elimina del tutto, almeno ti ci fa convivere ma senza sottostare ad esse.

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