Quante volte

Quante volte abbiamo iniziato qualcosa per poi fermarci, interrompendo quel fiume che tutti siamo e teniamo dentro? Quante volte ci siamo detti “Ora basta! Chiudo tutto e ricomincio.” e invece poi non abbiamo fatto niente, prendendo in giro gli altri ma soprattutto noi stessi con parole e azioni sterili e prive di radici forti tali da sprofondare in un terreno fertile, in attesa solo di essere utilizzato? Quante volte abbiamo pianto in un angolo a parte, nel letto, per strada, chiusi in macchina o al lavoro per qualcosa che non riuscivamo a gestire, a far andare come volevamo o che in realtà non eravamo pronti e/o abbastanza forti da farlo andare come avremmo voluto? Quante volte non abbiamo chiesto aiuto solo per la paura di essere giudicati, di non essere più guardarti con gli stessi occhi perché apparire, spesso, conta più di quello che davvero vogliamo e che ci farebbe bene?

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Quante volte e quante altre ancora starò qui a farmi domande di cui tanto conosco già la risposta, arrabbiandomi per essere sempre io quello forte che si muove e smuove le cose. Quanti altri punti interrogativi da mettere e quanti esclamativi da gettare via con rabbia perché troppo buoni, troppo orgogliosi, troppo consci delle cose e delle lotte fatte. Quante, quante e quante saranno le volte che lasceremo calpestare i nostri sentimenti da persone a cui li abbiamo mostrati senza timore e tanta fiducia, che invece hanno solo opportunamente preso quello che faceva bene a loro, senza prendere anche noi?

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Quante volte ci siamo messi in discussione, pensando di essere quelli “sbagliati”, quelli che dovevano rimediare, che dovevano rivedere i loro atteggiamenti, le loro reazioni e parole perché le cose andassero meglio o solo un pò di più, verso i desideri che non si sono riusciti a realizzare? Quante volte ci siamo chiesti e poi detti che tutto ciò che volevamo non era così grande o inarrivabile da non poterlo ottenere.

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Troppe volte, come questa in cui sto qui a scrivere perché dentro iniziamo ad essere in tanti e un pò di spazio bisogna farlo, per non finire schiacciati, per non impazzire e, soprattutto, per non cadere poi negli stessi identici errori e sorriderne con un sorriso amaro.

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