• Dentro al tuo dolore

    Il dolore. Le persone vanno e vengono nella nostra vita. Alcune le trovi già non appena fai il tuo ingresso al mondo, una cerchia ristretta che poi ti insegneranno a chiamare “famiglia”. Termine che, crescendo, espanderai anche ad altre persone che in realtà non hanno legame di sangue con te ma di cuore. […] Sono scelte, a volte dettate da un meccanismo più grande di noi e che ci è sconosciuto, altre, invece le veicoliamo noi per il nostro tornaconto personale. Indifferente da quale via si persegua, alla fine se restano è perché qualcosa, un legame, una connessione, la lunghezza d’onda dove sintonizzarsi, c’è. […] Da sempre sono stato una…

  • Oggi vi parlo

    Mi saranno passate per la mente almeno un centinaio di immagini con altrettanti significati per ognuna. Cercherò di riversare tutto d’un botto, come si fa quando si rovescia violentemente con un calcio un secchio pieno d’acqua, tutto quello che ho dentro. […] Vuoto. Svuotato. La percezione di essere una matrioska madre senza il suo seme. Non leggero, inaspettatamente pesante e senza forza, la voglia di lottare portata via come l’anima risucchiata da un Dissennatore ma senza andare mai davvero a terra. Trascinarsi giorno dopo giorno, un pugile che al suono della campanella -round dopo round- si rialza dallo sgabello e si appresta a dirigersi verso il centro del ring anche…

  • Non lo so

    Non so se sia giusto far rientrare le persone nella propria vita, dargli anche solo la possibilità di poter dire la loro; se bisogna fargli pesare qualcosa, se quel qualcosa deve essere messo su una bilancia e pesato in base all’importanza che quella persona ha avuto nella nostra vita. […] Non so se questo si possa definire “perdono” o se invece può essere visto come un segno di debolezza, di umanità, una falla nella propria personalità che è preferibile non esporre per “non mostrare il fianco al proprio nemico” per dirla in gergo guerresco. […] Non so nemmeno se vale la pena riempire la propria testa di un groviglio di…

  • Una luce bianca

    Nel buio di una stanza, accompagnati da musica di un tempo andato, occhi stanchi fissano in silenzio la luce bianca e artificiale di uno schermo. Una luce, fredda, che illumina un pallido viso e lo ipnotizza mentre pesanti lettere vanno a comporsi in paragrafi, dando sfogo ad un groviglio di pensieri che faticano a voler restare fermi. […] La musica si ferma. Il brano non ha un successivo. Scende il silenzio, scandendo così il ticchettio dell’orologio a muro; ampliando il suono del respiro, dei tasti che vengono premuti da dita leggere, che scorrono sulla tastiera. La stanza sembra ingrandirsi, le pareti allontanarsi tra loro, creando così un vuoto più ampio…