• Il ricordo di un gesto

    Oggi ho visto una cosa bellissima: ero in prossimità di una università e sul marciapiede opposto vedo mamma con figlio e, presumibilmente, figlia. Fermo in fila, attira la mia attenzione il gesto della madre -più bassa e minuta- che dà uno scappellotto al figlio, di quelli educativi, di quelli che non se ne vedono più. Sorrido divertito. Un attimo dopo lo scenario cambia totalmente: la madre, rotta dalla commozione, si para davanti il figlio inveendo contro di lui mentre la sorella -ignara di tutto- cammina avanti prendendo le distanze dai due. La madre continua ad inveire verso il figlio, mèsto, che china il capo, declinandolo da un lato per non…

  • Senza titolo

    Senza voglia.Senza ispirazione.Senza stimoli.In modalità “Risparmio energetico”.Vuoto.Pagina bianca scarabocchiata, un poco stropicciata.Agitato ma manchevole nel reagire.Con tante cose da dire ma nessuna da voler far uscire. […] Meriti.Rispetto.Doveri.Coerenza.Giusto o sbagliato.Torto o ragione. […] Parole dette.Frasi scritte.Fatti non pervenuti.Promesse non mantenute.Nessun valore. […] Nervoso.Nevrotico.Arrabbiato.Deluso.Sconfitto.Svogliato. […] Sguardi.Silenzi.Distanze.Allontanamenti. […] Fine.

  • Viaggiare solo

    Viaggiare da solo. Solo viaggiare. Proprio come queste parole, viaggiare porta con sè molteplici significati: viaggiare da solo, viaggiare solo con sè stesso, solamente viaggiare perché si deve. La prima volta che viaggiai da solo fu quasi un obbligo, una necessità impostami dal mio io; sentivo dentro di me l’impellenza di allontanarmi, di staccare tutto, da tutto. Avevo una voglia di rilassarmi che se non fossi partito in quell’esatto momento e per un tempo tale da permettermi di ricaricare, che penso avrei poi fatto scelte più sbagliate di quelle che ho comunque fatto, nei tempi che furono. […] Per me viaggiare è scoprire, imparare, mettersi alla prova, arricchirsi e crescere.…

  • Quella volta in spiaggia

    Non ricordo bene che età avessi ma ero abbastanza piccolo, non arrivavo a otto o dieci anni, questo è sicuro. Era il primo periodo in cui iniziai a frequentare la chiesa e l’oratorio, la mia parrocchia -al tempo- d’estate organizzava attività oratoriali in spiaggia e ti ritrovavi nelle spiagge libere del litorale romano una miriade di bambini e veli con gonne bianche che svolazzavano in ogni dove alla vana ricerca di un qualche ordine. Da sempre (e anche tutt’ora) sono stato un tipetto che non voleva stare sotto a cose o persone che non gli fossero a genio. Dicevo -dico- sempre la mia, anche se non richiesto, anche se non…

  • Dentro al tuo dolore

    Il dolore. Le persone vanno e vengono nella nostra vita. Alcune le trovi già non appena fai il tuo ingresso al mondo, una cerchia ristretta che poi ti insegneranno a chiamare “famiglia”. Termine che, crescendo, espanderai anche ad altre persone che in realtà non hanno legame di sangue con te ma di cuore. […] Sono scelte, a volte dettate da un meccanismo più grande di noi e che ci è sconosciuto, altre, invece le veicoliamo noi per il nostro tornaconto personale. Indifferente da quale via si persegua, alla fine se restano è perché qualcosa, un legame, una connessione, la lunghezza d’onda dove sintonizzarsi, c’è. […] Da sempre sono stato una…

  • Oggi vi parlo

    Mi saranno passate per la mente almeno un centinaio di immagini con altrettanti significati per ognuna. Cercherò di riversare tutto d’un botto, come si fa quando si rovescia violentemente con un calcio un secchio pieno d’acqua, tutto quello che ho dentro. […] Vuoto. Svuotato. La percezione di essere una matrioska madre senza il suo seme. Non leggero, inaspettatamente pesante e senza forza, la voglia di lottare portata via come l’anima risucchiata da un Dissennatore ma senza andare mai davvero a terra. Trascinarsi giorno dopo giorno, un pugile che al suono della campanella -round dopo round- si rialza dallo sgabello e si appresta a dirigersi verso il centro del ring anche…

  • Non lo so

    Non so se sia giusto far rientrare le persone nella propria vita, dargli anche solo la possibilità di poter dire la loro; se bisogna fargli pesare qualcosa, se quel qualcosa deve essere messo su una bilancia e pesato in base all’importanza che quella persona ha avuto nella nostra vita. […] Non so se questo si possa definire “perdono” o se invece può essere visto come un segno di debolezza, di umanità, una falla nella propria personalità che è preferibile non esporre per “non mostrare il fianco al proprio nemico” per dirla in gergo guerresco. […] Non so nemmeno se vale la pena riempire la propria testa di un groviglio di…

  • Sorridere ad uno schermo

    La tecnologia -si pensa- abbia appiattito i rapporti, li abbia resi più freddi, asettici. Tutte queste teste chine, concentrate e immerse tra i loro cuoricini e un ammasso di cinguettii, le loro storie nella storia propria, di altri e quelle degli altri nella nostra e nella loro. Innesti, intrecci che si rincorrono e seguono la logica di algoritmi che cambiano di continuo, alla ricerca del piacere, di piacersi e di piacere. Il proprio, degli altri, con gli altri ma mai per gli altri. […] La tecnologia ha tolto il brivido del conoscersi, del rischio, dell’esporsi. Non ci sono più occhi che parlano ad altri occhi; la lettura del corpo è…

  • E’ già passato un anno

    La forza di un genitore non ha eguali. Saputa la notizia ho iniziato a ripetermi che non dovevo piangere, che dovevo essere quello impassibile, quello forte; quello che arrivava e doveva diventare il sostegno, quello che alleggeriva l’attimo, che con distacco ma solerte rispetto contemplava quel corpo. “Piangi adesso che non c’è nessuno” mi son detto mentre mi dirigevo verso la macchina; “piangi ora che così ti sfoghi e dopo andrà meglio” continuavo a ripetermi nel mentre che guidavo e nella testa scorrevano già ricordi, attimi che la riguardavano. Dovevo essere preparato perché lo so che mia madre -rispetto a mio padre- è molto più emotiva e si sarebbe lasciata…

  • Una luce bianca

    Nel buio di una stanza, accompagnati da musica di un tempo andato, occhi stanchi fissano in silenzio la luce bianca e artificiale di uno schermo. Una luce, fredda, che illumina un pallido viso e lo ipnotizza mentre pesanti lettere vanno a comporsi in paragrafi, dando sfogo ad un groviglio di pensieri che faticano a voler restare fermi. […] La musica si ferma. Il brano non ha un successivo. Scende il silenzio, scandendo così il ticchettio dell’orologio a muro; ampliando il suono del respiro, dei tasti che vengono premuti da dita leggere, che scorrono sulla tastiera. La stanza sembra ingrandirsi, le pareti allontanarsi tra loro, creando così un vuoto più ampio…